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Le Masserie


Quasi tutte fortificate, per secoli sono state l'epicentro economico della agricoltura del Salento.
Le nostre masserie dal sec. XVI e fino all'ottocento, si fortificano con alte mura di cinta, solide porte d'ingresso, ponte levatoio, fossati, case massicce ed alte torri fornite di caditoie, feritoie, garitte da usare come posti di osservazione e di difesa dalla minaccia dei Turchi.

Il territorio di Vernole comprende una ventina di masserie, nelle quali intere famiglie e comunità vivevano e lavoravano, rendendole completamente autosufficienti e ricche.
Il nucleo centrale della costruzione è quasi sempre costituito da un grande edificio quadrangolare a due piani con una o più stanze intercomunicanti.

Il pianterreno è generalmente adibito a magazzino per il deposito di viveri ed armi, per una autonomia di circa un mese. Intorno ad essa si dispongono la chiesa, il molino, il forno, il frantoio, la neviera, le case dei coloni, i magazzini per il deposito della derrate e degli attrezzi e degli attrezzi, le stalle per il bestiame, l'alveare, il pollaio, la colombaia.

Le masserie divengono centri fiorenti di vita agricola e sociale.


LA MASSERIA AVARELLA o FAVARELLA

Masseria Avarella

Databile alla seconda metà del XVI sec. , l'insediamento sorge e circa 2 Km. dalla cittadella fortificata di Acaya, sulla strada che conduce al mare, e si inserisce in quel fitto disegno difensivo che interessa il territorio compreso nel triangolo Lecce-S. Cataldo-Roca Vecchia. La mole massiccia della torre è appena alleggerita dal raffinato disegno della cornice che delimita il parapetto. Ampi locali coperti da eleganti volte si dispongono su due piani collegati internamente da una scala in muratura che si interrompe in prossimità del ballatoio del primo piano per dar luogo ad una sorte di ponte levatoio. Nello "Inventario ed annotazione generale de' corpi feudali e burgensatici del feudo terra di Acaya" del 1776, la troviamo così descritta:"Situata mezzo miglio distante dall'abitato della terra di Acaya, consiste in casamenti, cioè camere due sottane, tre soprane, rimessa, molino in ordine, due tagliere, forno coverto, scernituro, capanne di bovi, curti, puzzo, pile per adacquare le bestiami e per uso della masseria con giardino murato, con vari alberi comuni, e con stradone in frontespizio a detta Masseria, con alberi di celsi e di fiche nei lati euna nevera atta a conservare la neve". La neviera è ricavata in un locale sotterraneo scavato nella roccia a forma di grotta. In questo locale durante l'inverno, veniva raccolta tutta la neve disponibile che, una volta solidificata, era confezionata in piccoli box mantenuti divisi con paglia o foglie secche. Quando, per ragioni climatiche, la neve non cadeva, questa era importata dalle località montane della Calabria o della Lucania con conseguenti ingenti spese di trasporto che solo alcuni latifondisti potevano permettersi.


LA MASSERIA LI CANDI

Masseria Li Candi

Il piccolo centro abitato di Vanze è tutto organizzato intorno a cinque masserie fortificate, delle quali, la masseria "Li Candi", che prende il nome da Domenico Candido, che ne fu proprietario nel corso del XVIII sec. , è la testimonianza più significativa di una fitta rete difensiva del territorio tra Acaya e il mare. La "Torre lamiata" descritta nei documenti del Settecento, corrisponde al solo piano terra dell'edificio-torre, di forma tronco-piramidale, databile ai primi del XVI secolo. Il piano superiore, invece, coperto da embrici, è stato realizzato successivamente. Un piombatoio a doppia bocca difende la finestra del primo piano e la porta d'ingresso del piano terra originariamente munita di una porta-levatoia, che una volta chiusa e addossata alla muratura rendeva difficile qualsiasi tentativo di accesso.




LA MASSERIA PIER DI NOHA

masseria Pier di Noha

È a sud di Acaya, sulla strada che conduce a Vanze. Prende nome probabilmente da un certo Pier de Noha, un prelato di origine francese giunto nel Salento al seguito di Carlo D'Angiò. Dal 1755 fino agli inizi dell'800 la masseria fu di proprietà del Venerabile Real Monastero dei Padri Celestini sotto il titolo di Santa Croce.
Su una facciata della torre campeggia ancora lo stemma degli Acaya, baroni della vicina cittadella fortificata, patria dell'architetto militare di Carlo V, Gian Giacomo dell'Acaya.
Il complesso edilizio si sviluppa all'interno di un cortile rettangolare ed è dominato dalla torre fortificata.
Al centro, un pozzo con alcuni abbeveratoi circondati da colonne che reggevano una copertura di materiale vegetale (freschera), che consentiva agli animali di stare al fresco durante l'abbeveraggio. Una spaziosa stalla per bovini chiude un lato della corte.


La Masseria CESINE

masseria Cesine

Databile tra la fine del XV e gli inizi del XVI secolo ("Situata due miglie distante dall'abitato della Terra di Acaya"), si colloca nel quadro di quel progetto difensivo che, dopo la presa di Otranto del 1480, si rese necessario per far fronte alle terrorizzanti scorrerie dei Turchi.
Una torre di difesa costiera, situata all'interno di un'area poco favorevole alle attività agrofondiarie e a contatto con le paludi, intorno alla quale si è organizzato il complesso edilizio della masseria. Verso la metà del diciassettesimo secolo la masseria risulta essere stata abbandonata "per mancanza di abitanti". Nella seconda metà del '700 risulta invece affittata per 193 ducati l'anno. Faceva parte del feudo di Acaya e consisteva in "una camera per la merce, una pagliera, una capanna per bovi, e l'altra per le vacche, una neviera con una camera affianco per comodo della gente, quando deve fatigare per riponere la neve e il g(h)iaccio in quella".
Recentemente restaurata è stata acquistata dal WWF che la utilizza come punto di riferimento per le visite guidate alla Riserva naturale delle Cesine.


La Masseria VISCIGLITO o GESUINI

masseria Visciglito

Si racconta che Ottaviano Augusto, di ritorno dall'Albania, prima di entrare nella città di Lupiae (Lecce). si sia accampato a Visciglito, una grande radura e forse già all'epoca fattoria.
E' una masseria in prossimità dell'abitato di Strudà.
Accanto vi passa ancora un antico tracciato viario.
Il complesso edilizio puntualizza le varie fasi di sviluppo della masseria che, sin dal XVI secolo, si pone come punto di riferimento di un esteso patrimonio feudale compreso tra i feudi di Specchia Mezzana e di Acaya. Cinquecentesca è la chiesetta posta alle spalle dell'edificio palazziato, che già troviamo registrato nel 1755, quando la masseria apparteneva al Venerabile Collegio della Compagnia di Gesù e consisteva: "in molino, case palazziate e sottane, Chiesa, capanne, pozzo e curti e dentro i suddetti curti vi sono due trappeti uno in ordine e l'altro dirupo e con molte chiusure murate di parieti a fabbrico". La spaziosa scala che porta al piano superiore e l'adozione del colonnato per creare un corridoio di disimpegno esterno, sono elementi che esprimono chiaramente la funzione di dimora rurale per la villeggiatura.






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